BEATRIX
I segreti dell’antico monastero di Valle Christi stanno per essere svelati. Beatrice, monaca di clausura
dell’ordine delle clarisse, viene sequestrata e imprigionata in un bunker sotterraneo da un criminale
con devianze parafiliache. Ma non sarà il solo da cui la giovane donna dovrà difendersi. Tradimenti,
menzogne, uccisioni, violenze e sevizie la trascineranno dinanzi a un destino dal quale non potrà
fuggire.
La fede, spesso, è l’unica cosa da cui bisogna difendersi.
INTERVISTA A DAKOTA WILLIAMS
- Come hai conosciuto il concorso “UNA STORIA PER IL CINEMA”?
Due anni fa, stavo cercando il modo di proporre i miei polizieschi a una casa di produzione cinematografica. Una assurdità, se sei sconosciuto e se non sei in vetta alle classifiche di vendita. Sul Web è apparso un concorso con una grafica promettente: Una Storia per il Cinema. «Fammi un po’ vedere di cosa si tratta? Dove risiede l’Associazione? Roma?» mi dissi. È stata una scoperta. Nella scorsa edizione ho partecipato con una saga di polizieschi “Il giustiziere del caos. La strage di Collegno”. Nella V edizione ho riproposto la saga di polizieschi e un romanzo noir storico-romantico “Avarizia e Prodigalità”. BEATRIX era pronta per la pubblicazione, ma non per il concorso. Per meglio dire, io non ero pronta per proporre il romanzo al concorso. Era troppo. Troppo crudo, violento, blasfemo. Poi, mi sono ricordata della storia di Beatrice e che, forse, lei, avrebbe voluto diffondere il suo messaggio. Ho lasciato passare un po’ di tempo dalla candidatura degli altri scritti e poi ho ceduto. All’ultimo. È come se lei volesse vivere, a tutti i costi.
2. Come nasce l’idea della tua storia?
Come ogni cosa nella mia vita, è nata spontaneamente. Ho sempre amato la suspense, nei libri e nel cinema. BEATRIX è arrivata nella mia mente una sera di inverno. La mattina successiva, mi sono svegliata con l’immagine della prima di copertina fissa nella mente: il sangue in scesa su uno sfondo bianco. Un titolo in stampatello maiuscolo: BEATRIX, non Beatrice. La cosa non quadrava. Perché un nome anglosassone quando ho scelto di scrivere in lingua italiana e ambientare i miei romanzi in Italia? Non sono riuscita a comprenderne il senso fino al capitolo 30, l’ultimo. Beatrice mi ha guidata in una vita parallela fatta di amore, odio, vendetta, paura, sospetto, sofferenza e atrocità, scegliendone ogni passaggio. Io ero la penna, lei il timone. Mi sono messa da parte e le ho dato voce, a volte contro la mia stessa volontà. Il mondo femminile ha questo potere, ha questa straordinaria potenzialità.
3. Ǫual è l’ambientazione?
La storia è ambientata nel monastero di Valle Christi, a Rapallo, Genova. Si tratta di un antico monastero cattolico, oggi in rovina. Cercavo una ambientazione noir che avesse un passato storico-artistico e, soprattutto, religioso. È stato amore a prima vista. L’architettura mi ha catturata e ho scelto quel piccolo convento sperduto nel verde della Liguria, anche se non vi erano documenti accurati che potessero ricostruire i locali interni. Ho dovuto riadattare la struttura per la scrittura, in modo tale che nella mia mente tutti i luoghi potessero essere reali e vivi come una vera e propria scenografia, e mi sono se della pianta storica del Touring Club, 1927, dell’antico Monastero di Santa Chiara, a Napoli. Così ho immaginato il convento, che descrivo accuratamente. Diversa, invece, è stata la scelta per i sotterranei e il putridarium, studiati attraverso delle ricerche sul Cimitero delle Clarisse- Castello Aragonese, a Ischia. Tutto ciò di cui scrivo è reale, o lo è stato.
4. Quanto c’è di te in questa storia?
BEATRIX è un’opera di fantasia, ciò nonostante, tutte le sfumature storico-tecnico-scientifiche sono frutto di ricerche molto accurate. Nulla è descritto senza che io abbia fatto prima un confronto con la realtà, con la rispettiva documentazione storica e con la scienza. Non ho nulla in comune con le storie dei miei personaggi, al contrario, sono parte dei personaggi di cui scrivo e ogni personaggio fa parte di me. Rifletto, mi esprimo, amo e odio esattamente come farebbero loro. Le loro vite sono la mia stessa vita. Io combatterò per loro e al loro fianco. Sempre, fino alla fine. Ǫuando inizio uno scritto non so mai dove esso mi condurrà o come si concluderà. In verità, non ne conosco neppure l’inizio o la trama. La storia nasce, si sviluppa, prende forma e matura con me e con il tempo, con le emozioni e i sentimenti del momento. Immagino un titolo, un argomento. Tutto qui. Il resto lo fanno i protagonisti: semplicemente, vivono. Decidono il proprio nome, il proprio carattere. Scelgono la propria strada, i pericoli a cui andranno incontro, gli amori, le separazioni e, soprattutto, il proprio rapporto con la morte. Hanno carta bianca, io esprimo solo la loro voglia di vivere in un mondo parallelo. Loro esistono. Io esisto. I lettori esistono.
Al momento della lettura, i pensieri si fondono in un’unica energia.
5. Perché credi che sia adatta per una trasposizione cinematografica?
I temi trattati nel romanzo sono difficili da comunicare in un linguaggio accettato dal pubblico, soprattutto da quello italiano. Forse, perché troppo realistici e crudeli. La realtà intimorisce, così come la consapevolezza che il male attende silente l’arrivo delle nostre fragilità nascoste. Ǫuesto genere è venduto con successo all’estero. BEATRIX è diffusa soprattutto in Europa e negli USA, presso librerie di prestigio. Bisogna essere pronti a leggere la storia di Beatrice e dei personaggi secondari. Molti, spesso, non lo sono. È una storia che coglie e svela la drammaticità della vita, che colpisce il fruitore, lo investe, lo denuda di ogni conforto e, nello stesso tempo, lo coinvolge a tal punto da non poterne più fare a meno. Deve assolutamente leggerlo, tutto d’un fiato. Il pubblico che inizia la lettura ha bisogno di sapere il motivo di tale disagio personale, ha necessità di scoprire i propri punti deboli, brama di comprendere a fondo il senso delle intemperie scatenate nella vita della monaca di clausura e riflesse nella propria esistenza. È una lettura che si auto riflette in noi stessi e non lascia scampo alcuno. Fino alla fine della storia, che racchiude un ulteriore colpo di scena inaspettato e sofferto, il lettore diventa parte delle sofferenze della protagonista. I lettori amano BEATRIX, la paura che incute, il coraggio che diffonde e la speranza che, nonostante tutto, la vita continui.
Credo che il cinema sia l’unico mezzo in grado di trasmettere correttamente la storia e i messaggi, spesso violenti, che nasconde. Nel cinema italiano non esite una storia come quella di BEATRIX, horror di genere exploitation. Non esiste una storia che fonde temi diversi, così simili, in sfumature inimmaginabili.
6. Hai già vinto premi con questa storia?
Non ancora. Spero che Una Storia per il Cinema sia il primo riconoscimento e un buon trampolino di lancio per il futuro.
7. Progetti per il futuro?
Ho progetti per i prossimi quarant’anni di vita, ove la scrittura non stagnerà nella pubblicazione ma esulerà in parte nella sceneggiatura e nella cinematografia. Racconti, romanzi, saghe che attenderanno il tempo necessario di essere partoriti. La mia indole è mutevole e sono convinta che sia lo scritto a cercare me e non il contrario. Una storia che desidera vivere verrà a cercarmi e, un mattino, mi sveglierò con la prima di copertina in mente, come per BEATRIX, pronta a iniziare un nuovo capitolo. Ǫualunque esso sia. Io sono pronta. Spero lo siate anche voi.
8. Vuoi aggiungere altro?
Nota dell’autrice: «BEATRIX è un horror di genere exploitation. Si consiglia la lettura a un pubblico adulto: un pubblico capace di comprendere che la fantasia non è realtà e, tantomeno, mai potrà diventare tale. Così anche i suoi personaggi, le azioni, i dialoghi e i pensieri degli stessi sono parte caratterizzante della storia. Si tratta di un romanzo horror, con sfumature erotiche e blasfeme. Un libro difficile, uno scritto rude e violento. Chi non accetta o respinge la libertà di scrittura, chi rifiuta la libertà di pensiero dei personaggi, chi si rende parte di un fanatismo ossessivo di qualsiasi genere (incluso quello estremista) è pregato, davvero, di non leggere questo romanzo. A coloro i quali si sentiranno colpiti, feriti, oltraggiati da quanto scritto nell’opera chiedo scusa. Ma la libertà, in qualsiasi forma, è l’unico diritto che questa vita non ci ha tolto e, come tale, non smetterò mai di applicarlo nelle mie opere. Chi non vuole leggere, non legga. Chi non vuole aprire la mente, rimanga prigioniero del proprio oscuro mondo. Credo che, in fin dei conti, il giudizio di queste persone non sia così importante. E non deve esserlo per nessuno.» Dakota Williams.